Le relazioni culturali fra Italia e Romania nella prima metà del Novecento
Abstract
La storia delle relazioni culturali fra l’Italia e la Romania affonda le proprie radici nei primi anni del Novecento, nel contesto di un’alleanza militare comune – la Triplice Alleanza – di cui l’Italia faceva parte dal 1882 e di cui la Romania entrò a far parte nell’anno successivo. Negli stessi anni si stava inoltre verificando un fenomeno migratorio di lavoratori italiani diretti in Romania, provenienti in modo particolare – ma non solo – dal Veneto e dal Friuli, territori geograficamente più vicini all’area balcanico–danubiana. Fu quindi anche per rispondere alle esigenze di questi emigrati italiani che, dall’inizio del nuovo secolo, cominciarono a sorgere le prime scuole italiane in Romania e le prime sezioni della Società Nazionale Dante Alighieri. Gli eventi bellici sembrarono confermare il legame esistente fra le due nazioni, poiché entrambi i paesi decisero di abbandonare la comune alleanza con gli Imperi centrali per poter conseguire il compimento della loro unità nazionale. Dopo la guerra, quindi, si rinnovò e potenziò la spinta alla conoscenza reciproca, con la fondazione di istituti culturali come l’Accademia di Romania a Roma e l’Istituto di cultura italiana a Bucarest, il quale sviluppò nel corso degli anni Trenta una serie di sezioni localizzate in molti centri provinciali del regno danubiano. La conoscenza reciproca sul piano culturale fu anche portata avanti a livello universitario, grazie a personalità come Ramiro Ortiz e Claudiu Isopescu, che furono titolari rispettivamente della cattedra di letteratura italiana all’Università di Bucarest e di letteratura romena all’università di Roma. Un ruolo molto importante fu inoltre giocato dall’Istituto per l’Europa orientale di Roma, che, fondato nel 1921, operò in tutti gli anni interbellici, tramite la sua rivista «L’Europa orientale» e la sua sezione romena – che a sua volta curò la collana di pubblicazioni «Studi rumeni» – per rafforzare gli scambi culturali fra i due paesi.
Non è tuttavia possibile affrontare il tema dei rapporti culturali italo–romeni nel periodo interbellico prescindendo dal più ampio contesto politico e internazionale in cui Italia e Romania agivano. Se nel corso degli anni Venti le relazioni bilaterali furono complessivamente buone, toccando il punto di massima vicinanza durante il governo Averescu con il riconoscimento italiano dell’annessione romena della Bessarabia, l’aperto sostegno dell’Italia fascista al revisionismo ungherese negli anni successivi segnò l’inizio di un periodo di diffidenza reciproca che continuò sostanzialmente per tutti gli anni Trenta. È tuttavia significativo che proprio nel corso degli anni Trenta l’Istituto di cultura italiana a Bucarest sviluppò un’attività più intensa e che nelle pubblicazioni specialistiche dedicate alle relazioni storiche e culturali fra italiani e romeni si continuasse ad enfatizzare la comune latinità dei due popoli e il ruolo che i discendenti di Traiano potevano ancora giocare come «baluardo» della civiltà latina nel minaccioso mare dello slavismo orientale.
Questa relazione si propone quindi di seguire l’evoluzione dei rapporti culturali fra l’Italia e la Romania nel più ampio contesto delle loro relazioni diplomatiche, utilizzando sia fonti d’archivio sia la storiografia disponibile sul tema e dedicando un’attenzione particolare all’uso della retorica della «latinità », che tanta importanza ebbe nella costruzione dell’immagine dell’altro in tutta la prima metà del ventesimo secolo.
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